domenica 11 maggio 2008

Pioggia e Lacrime

La pioggia non è lacrima, non è pianto, non è sofferenza, non è pena. Il suo discendere dall’alto non è caduta, il suo stillicidio non è tedioso. Il suo approdo è gentile, prima d’esso è calma, silenzio, vuoto che colmerà impulsivamente. Il suo levare è malinconico, triste, lascia il profumo della terra, le affranti grida dei fiumi.


La pioggia è un insieme di voci gioconde, che litigano e poi si baciano. Il suo sapore ha rievocazioni del passato, l’incognita del futuro, l’odore dei suoi piedi. Il suo colore è serale, tranquillizzante, avvolgente, un triste abbraccio d’addio. La sua sobrietà è ansiosa, i suoi tuoni vendetta, i suoi folgori avvertimenti.

La pioggia, dapprima infrange la solitudine, poi t’abbandona, irrequieto, nella sua attesa. La sua mancanza istiga la distruzione, il dolore, poi l’accettazione del nuovo divenire. La sua presenza soffia sul fuoco della riflessione, l’appaga, la spegne violentemente. Il suo dormire è irrequietudine, un sussurio delle dolci parole, la miseria dell’amore.

Pioggia che inganni, lusinghi, accompagnata da colori foschi e venti che ti portano via.

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