lunedì 26 maggio 2008

Cerca nella Vita

Dal nulla, si materializza come d'incanto. Un delicato sospiro si apre la via ed inizia ad assaporare l'inesplorato. All'inizio tentennando, poi d'improvviso, con furia, si catapulta nelle viscere dell'intorno, senza freno, nella conoscenza dell'essere attraversato dalle molteplici ambiguità circostanti. La meraviglia, la scoperta, l'incostante adeguatezza nel non mai seguire un conduttore di idee o pensieri. L'inappropriato cercare un senso o dovere, costretto da tutti a seguire. La voglia di scaraventare la monotona normalità, giù, da un burrone senza fine.

Il contrasto della società, l'imporre regole senza un dovuto rispetto nell'essere, presente e vivo! Ansia, frustrazioni, paure dell'incontrollabile, in realtà tenuto a bada solo da un irrefrenabile ed incontaminata superficialità.

Vita resa impotente dai devastatori delle potenzialità altrui, pregiudizi affrettati e giudizi senza cognizione di causa. Ma l'uomo conferma l'ipotesi di un'esistenza basata su di un' immorale apparenza.

C'è un cuore, una testa, un'anima, non fatela morire. Combattere per quello che si è e non per quello che bisogna essere.

Vita, non lasciare il vuoto nella mia fine.

Rosario

mercoledì 21 maggio 2008

Nessun Scampo

L’aria ha sapore d’autunno stanotte. Antitesi all’odor della ginestra. Piove, lentamente, a tratti. Elettricità e freschezza. Il vento trasporta l’ansia del tempo, l’odore di vaniglia, i ricordi del passato. Nessun contatto, nessun timore, alcun amore. Il desiderio, levigato, tagliente, di sfiorarsi e lasciarsi andare al sonno. Scrivere è pensare.


Una luce intermittente. Un burrone, un recinto e il punto di follia, completamente insignificante. Parole inutile ed indimenticabili, il leggero fruscio e il ricordo di alcune note, notte piccola.

La consapevolezza dell’impossibilità, un’esplosione materiale ed il suo limite razionale. Scorre, gocciola, prima veloce e poi costante. Scomparsa? Il rio è colmo di gioia, stanotte. L’acqua non evaderà, imprigionata si disperderà in mare. Il mare e la sua schiuma, l’assunzione di un colore sporco cela un segreto poetico ma corruttibile, di corrisione.

Quattro i giorni non scritti, maggiori quelli non visti, l’apparizione di una sagoma, solo parvenza di realtà. Tutto inventato, sciocca, stupida aspettativa che regali falsità.

La costrizione del relazionarsi, l’obbligo, il dovere, l’orgoglio, insieme, punteggiati hanno il sapore di una cascata, dispersivo. Sono vizi d’umana natura, sono il rigetto di qualsivoglia forma di costrizione. Creatasi, inventata ma emozionale. Non avrai scampo neppure stanotte. Giù.

giovedì 15 maggio 2008

Beata Solitudo

Ti amo, solitudine. Hai il sapore della quiete, il silenzio della neve, la voce del mare. Non disturbersti una formica, hai la notte nel cuore, il sole alla schiena, la profondità del vuoto. Il tuo eco è dolce, la tua voce è solenne, saggia. Soffochi in lontananza, ti avvicini dolcemente. Non ti lasceresti tradire, non tradiresti. Avvolgi invisibilmente, non parli, ascolti, non suggerisci, ami, non infastidisci, accarezzi. Ti annulli e mostri di nuovo, mendichi amore, poveramente ti accarezzo, mi lascio coinvolgere. Beata solitudo.

lunedì 12 maggio 2008

Positano e Dintorni

Si sogna, mirando l’orizzonte. Il sole d’estate è dolce. I limoni e le bouganville profumano e il vento accarezza con il loro odore. La pioggia d’estate è calda e il mare brilla di giallo e sfumature d' azzurro, blu, celeste. Il verde dei monti si sfuma fino ad un oscuro divenire notturno. D'estate spiaggia e mare sono armonia, gioia e felicità. La luna arancione è avvolta nell’umidità e brezza notturna. Sembra attraccare in un libro di storia mai esistito. Le luci ombreggiano in riva, il mare si trasforma dopo un temporale. Spicca alta una montagna quasi a voler sorvegliare sulla tranquillità e la quiete. Le pendici dei monti sembrano suicidarsi, nel mare. A gennaio essi s'imbiancano e le nuvole si colorano di grigio, di nero. Il mare è verde, ha freddo. Il vento scivola dai monti e prima che arrivi a mare gli alberi i primi ad agitarsi. La nebbia è rara e la neve in collina sembra zucchero a velo, soffiato, veloce. La spiaggia e il mare di inverno sono tristezza e amore. Di notte ascoltare il silenzio e le stelle incanta...


Immagini: Vito Fusco
Parole: Vincenzo D'Urso - Rosario Apuzzo

domenica 11 maggio 2008

Pioggia e Lacrime

La pioggia non è lacrima, non è pianto, non è sofferenza, non è pena. Il suo discendere dall’alto non è caduta, il suo stillicidio non è tedioso. Il suo approdo è gentile, prima d’esso è calma, silenzio, vuoto che colmerà impulsivamente. Il suo levare è malinconico, triste, lascia il profumo della terra, le affranti grida dei fiumi.


La pioggia è un insieme di voci gioconde, che litigano e poi si baciano. Il suo sapore ha rievocazioni del passato, l’incognita del futuro, l’odore dei suoi piedi. Il suo colore è serale, tranquillizzante, avvolgente, un triste abbraccio d’addio. La sua sobrietà è ansiosa, i suoi tuoni vendetta, i suoi folgori avvertimenti.

La pioggia, dapprima infrange la solitudine, poi t’abbandona, irrequieto, nella sua attesa. La sua mancanza istiga la distruzione, il dolore, poi l’accettazione del nuovo divenire. La sua presenza soffia sul fuoco della riflessione, l’appaga, la spegne violentemente. Il suo dormire è irrequietudine, un sussurio delle dolci parole, la miseria dell’amore.

Pioggia che inganni, lusinghi, accompagnata da colori foschi e venti che ti portano via.

sabato 10 maggio 2008

Somma-Vesuvio

"Ecco il Vesuvio, poc'anzi verdeggiante di vigneti ombrosi, qui un'uva pregiata faceva traboccare le tinozze; Bacco amò questi balzi più dei colli di Nisa, su questo monte i Satiri in passato sciolsero le lor danze; questa, di Sparta più gradita, era di Venere la sede, questo era il luogo rinomato per il nome di Ercole. Or tutto giace sommerso in fiamme ed in tristo lapillo: ora non vorrebbero gli dèi che fosse stato loro consentito d'esercitare qui tanto potere." (Marziale Lib. IV. Ep. 44 )


"To nothing but Vesuvius; but the mountain is the genius of the scene. From every indication of the ruin it has worked, we look, again, with an absorbing interest to where its smoke is rising up into the sky. It is beyond us, as we thread the ruined streets: above us, as we stand upon the ruined walls, we follow it through every vista of broken columns, as we wander through the empty court-yards of the houses; and through the garlandings and interlacings of every wanton vine. Turning away to Paestum yonder, to see the awful structures built, the least aged of them, hundreds of years before the birth of Christ, and standing yet, erect in lonely majesty, upon the wild, malaria-blighted plain--we watch Vesuvius as it disappears from the prospect, and watch for it again, on our return, with the same thrill of interest: as the doom and destiny of all this beautiful country, biding its terrible time. "(Dickens "Pictures from Italy" Cap. 11)

venerdì 9 maggio 2008

Lasciarsi

L’odore della terra bagnata. Un’aria dolce, delicata, sfiora la pelle. Un vento non caldo, non freddo. “Una luna poggiata sul mare”. Di nuovo quei giochi di colore. Giallo pallido avvolto da un cerchio umido. Lentamente nero, profondo sull’orizzonte. Non nevicherà quest’anno.


Quante più cose tu m’abbia lasciato che io non ho. Quante volte hai avuto ragione. Quanto fraintendimento. Una sfida ed un unico obiettivo. Discussioni accese, ma un miglioramento. Vedere ed attendere, esporre idee quasi matematicamente, eppur poesia. Mai pochi e banali errori ma stupire con uno, unico, ironico.

L’acqua scende diminuendo. Il ricordo del mare caldo in riva. Il sole accecava, il tutto, circostante. Un’altra sera al colle, stessa altitudine della prima volta. La brezza, umida e fredda di una giornata che brucia. Un piccolo treno. La terra arida, steli d’erba secchi. Un silenzio ed una cicala costante. Intorno la visione della quiete. Un portone verde, aceto in bottiglia all’ingresso, il forno a legna. La sensazione di un rifugio all’ombra in un’arida giornata. Una volta doloroso. Una strada ch’oggi appare il raggiungimento di un equilibrio. Fino al mare, poche colline e la polvere. La spiaggia di corallo, nessuna auto per decine di chilometri. Amore accompagnato dalla solitudine. Le luci umide e arancioni, le case dipinte di carta, di notte. Il cielo azzurro, il vento e l’incresparsi del mare. I ricci, il mal di stomaco. Su e giù sulla stessa strada. Sarà ancora li, la stessa, ciò che la circonda. Luoghi nascosti ma conosciuti. Posso vederli tutti, atterrarando sul mare e poi ancora…

mercoledì 7 maggio 2008

Mezz'estate


…un ponte, una luna poggiata su mare, un’isola e impercettibili luci, l’orizzonte, e la scia umida, e le sfumature di grigio, e il giallo pallido della luna. Un volto, la sua curiosità e il sorriso che vela i grandi quesiti irrisolti da sempre.

L’amore la felicità l’odio il passato l’ansia l’amicizia il futuro e la paura e il dubbio… decifrati senza pausa forse possono dare il senso veloce dei pensieri, loro, si susseguono nella mente in solitudine, loro, senza arrestarsi neppure di fronte al dolore e alla rabbia, loro.

La voglia di detonare… non un bel suono ma il giusto senso di ciò che non si può trasmettere con le parole. Non con le parole ma con il disegno, immaginato come uno stato di assenza, inconscio del significato. Semplici colori, linee, geometrie riportati su un piano bianco, come iniziare dal principio, il senso della spensieratezza, di non doversi spiegare e di essere, essere e basta. Inspiegabile, dico, l’ “arte”, con la paura che sia una parola statica, metodica, tecnica, regolata, conformista, proprio ciò che l’ “arte” non è.

Eppure, talvolta nulla è intelligibile, corollario il diniego di dovere, doversi risolvere in concreto, ecco lo stato di assenza del disegno, la scrittura, la musica. La necessità di un non-senso, non-logica, di parole inadatte ma adatte, il ripudio di tutto e del contrario di tutto, guardare sempre oltre l’oltre dove non si può andare, un ritmo musicale veloce melodico, impossibile seguirlo, una scrittura senza punteggiatura… qualcosa di astratto anche se concretizzato con una mano, imprudenza, quasi. La naturalezza di apostatare tutto, forse per contraddire, indubbio per conoscere… la sintesi di una follia, la tachicardia dei pensieri, con la pioggia e le scariche elettriche, ugualmente ma diversamente, lo stesso scenario…