venerdì 9 maggio 2008

Lasciarsi

L’odore della terra bagnata. Un’aria dolce, delicata, sfiora la pelle. Un vento non caldo, non freddo. “Una luna poggiata sul mare”. Di nuovo quei giochi di colore. Giallo pallido avvolto da un cerchio umido. Lentamente nero, profondo sull’orizzonte. Non nevicherà quest’anno.


Quante più cose tu m’abbia lasciato che io non ho. Quante volte hai avuto ragione. Quanto fraintendimento. Una sfida ed un unico obiettivo. Discussioni accese, ma un miglioramento. Vedere ed attendere, esporre idee quasi matematicamente, eppur poesia. Mai pochi e banali errori ma stupire con uno, unico, ironico.

L’acqua scende diminuendo. Il ricordo del mare caldo in riva. Il sole accecava, il tutto, circostante. Un’altra sera al colle, stessa altitudine della prima volta. La brezza, umida e fredda di una giornata che brucia. Un piccolo treno. La terra arida, steli d’erba secchi. Un silenzio ed una cicala costante. Intorno la visione della quiete. Un portone verde, aceto in bottiglia all’ingresso, il forno a legna. La sensazione di un rifugio all’ombra in un’arida giornata. Una volta doloroso. Una strada ch’oggi appare il raggiungimento di un equilibrio. Fino al mare, poche colline e la polvere. La spiaggia di corallo, nessuna auto per decine di chilometri. Amore accompagnato dalla solitudine. Le luci umide e arancioni, le case dipinte di carta, di notte. Il cielo azzurro, il vento e l’incresparsi del mare. I ricci, il mal di stomaco. Su e giù sulla stessa strada. Sarà ancora li, la stessa, ciò che la circonda. Luoghi nascosti ma conosciuti. Posso vederli tutti, atterrarando sul mare e poi ancora…

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