mercoledì 21 maggio 2008

Nessun Scampo

L’aria ha sapore d’autunno stanotte. Antitesi all’odor della ginestra. Piove, lentamente, a tratti. Elettricità e freschezza. Il vento trasporta l’ansia del tempo, l’odore di vaniglia, i ricordi del passato. Nessun contatto, nessun timore, alcun amore. Il desiderio, levigato, tagliente, di sfiorarsi e lasciarsi andare al sonno. Scrivere è pensare.


Una luce intermittente. Un burrone, un recinto e il punto di follia, completamente insignificante. Parole inutile ed indimenticabili, il leggero fruscio e il ricordo di alcune note, notte piccola.

La consapevolezza dell’impossibilità, un’esplosione materiale ed il suo limite razionale. Scorre, gocciola, prima veloce e poi costante. Scomparsa? Il rio è colmo di gioia, stanotte. L’acqua non evaderà, imprigionata si disperderà in mare. Il mare e la sua schiuma, l’assunzione di un colore sporco cela un segreto poetico ma corruttibile, di corrisione.

Quattro i giorni non scritti, maggiori quelli non visti, l’apparizione di una sagoma, solo parvenza di realtà. Tutto inventato, sciocca, stupida aspettativa che regali falsità.

La costrizione del relazionarsi, l’obbligo, il dovere, l’orgoglio, insieme, punteggiati hanno il sapore di una cascata, dispersivo. Sono vizi d’umana natura, sono il rigetto di qualsivoglia forma di costrizione. Creatasi, inventata ma emozionale. Non avrai scampo neppure stanotte. Giù.

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